venerdì 7 agosto 2015

PRM-151 - Gli aggiornamenti sullo studio in corso

Sono stati presentati lo scorso 13 giugno a Vienna, al  XX congresso dell’ European Hematology Association (EHA), gli aggiornamenti preliminari di uno studio di fase 2 multicentro a due stadi, per determinare l'efficacia e la sicurezza di PRM-151(sulla mielofibrosi (MF), come agente singolo o aggiunto a una dose di ruxolitinib. Il poster è stato presentato da Olga Pozdnyakova, del Brigham and Women’s Hospital di Boston, conduttrice dello studio assieme ad un vasto  grupp di ematologi tra cui Ruben Mesa, Richard Silver, Srdan
Verstovsek ed  Elizabeth Trehu ( quest'ultima dell'azienda produttrice Promedior, Inc., Lexington).
Il PRM51 è un ricombinante della pentraxina – 2 (PTX-2),conosciuta anche come siero amiloide, proteina che, legandosi a monociti e macrofagi, è coinvolta nella riparazione dei tessuti. A quanto riportato la PTX – 2 risulta essere bassa in pazienti con  mielofibrosi, fibrosi renale, polmonare o al fegato e nei modelli preclinici in cui è stata applicata ha prevenuto o provocato la regressione di fibrosi.
Nella MF la fibrosi è una conseguenza secondaria della malattia mieloproliferativa e determina soprattutto anemia, e piastrinopenia. Da qui l’ipotesi che riducendo la fibrosi del midollo osseo si possa riattivare l’ematopoiesi intervenendo in maniera significativa sull'evoluzione della patologia.
Nella prima fase  dello studio sono stati arruolati 27 pazienti mentre  la seconda prevede l’arruolamento di 82.
Nel complesso si è registrata riduzione della fibrosi in 11 su 23 pazienti con grado 2 o 3 di fibrosi, un aumento dell’emoglobina e delle piastrine in 10 su 21, una riduzione dei sintomi nella maggior parte dei pazienti e una modesta riduzione della splenomegalia in alcuni ( da qui l’opportunità di associare il ruxolitinib). Tra le conclusioni, anche il rilievo che la riduzione della fibrosi reticolinica in pazienti trattati con PRM-151è associata alla riduzione del collagene(la fibrosi collagenica è quella responsabile del sovvertimento dell’architettura del midollo osseo n.d.r. -per differenze  con fibrosi reticolinica vedi P.  Guglielmelli- Correlazioni tra genotipo e fenotipo nelle sindromi mieloproliferative croniche, p.18).I risultati sulla fibrosi  sono stati misurati non solo in base ai criteri WHO ( World Health Organization) ma anche tramite il sistema Computer-Assisted Image Analysis (CIA): secondo i primi si è registrata una riduzione del 50%, secondo il secondo del 70%.
Inoltre, rispetto ad un primo aggiornamento sui  risultati di un follow up di 24 settimane  presentato  nel dicembre 2014 alla riunione annuale dell’American Society of Hematology (ASH), si sono  registrati non solo una tenuta, ma anche un aumento della risposta nei mesi successivi  suggerendo che una terapia prolungata possa aumentare il beneficio nell’emopiesi e a conforto dell’ipotesi che correla fibrosi midollare ad  anemia e piastrinopenia.Vedi il poster originale.

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