
Anche il romanzo “Omicidio a Coppedè” di Maurizio Spoliti gioca con inversioni prospettiche di vario genere. Intanto con i codici del giallo: qui alcuni degli omicidi sono avvenuti prima dell’inizio della vicenda e non mostrati, ma rievocati dalla protagonista, Rosalia Vicari, insegnante sessantenne di matematica che affronta il mistero con la logica. E, ancora, prospettive inverse dei punti di vista: non solo persone che scrutano dalle inquietanti finestre di Coppedè, ma anche occhi che spiano dalla strada notturna le finestre illuminate. Trasgressione ulteriore,poi, se a spiare è una donna non più giovane e non più bella il cui oggetto del desiderio è un uomo molto giovane e molto bello. Con inversioni e giochi prospettici sembra divertirsi l’autore, in un continuo rimando di spensierate citazioni (da Montalban a Montalbano,da Sciascia a Simenon ) Il tutto reso da Spoliti con personale tratto ironico e dissacrante , forse in omaggio al bizzarro spirito dell’architetto Coppedè che, si dice, con la sua Fontana della rane di Piazza Mincio abbia voluto, più che citare, capovolgere ironicamente nientemeno che la cinquecentesca Fontana delle tartarughe di Piazza Mattei.
Il libro è stato presentato domenica 9 marzo al caffè Sesto di Piazza Buenos Aires ( citato nel libro come luogo d'incontro abituale di Rosalia Vicari e la sua amica Janna) nel corso di un' affollatissima iniziativa i cui proventi sono andati all AIPAMM (Associazione italiana pazienti con malattie mieloproliferative), un gruppo di malattie ematologiche rare per le quali non esiste ancora possibilità di guarigione. Tra i presenti, Antonella Ottai, docente di drammaturgia all'Università La Sapienza, Giovanni Barosi del Centro per la cura della mielofibrosi del Policlinico San Matteo di Pavia e presidente dell'AIPAMM, l'editore Fabio Croce e l'attrice Veronica Rega, voce delle letture sceniche tratte dal romanzo.
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