Si tratta di una narrazione avvincente, calda e familiare: dagli anni ’40 agli ’80, è la ricostruzione di una storia personale su di un “sostegno” corale che funge da sfondo sociale. Con stile fluido e leggero l’Autore disegna uno spaccato degli eventi storici più pregnanti da quelli drammatici a quelli mitizzati- rievocati nell’immaginario del gruppo protagonista della storia .Il romanzo ricalca volutamente alcuni cult del friends movie come “Il grande freddo”, “Gli amici di Peter” e Le invasioni barbariche. Non è un caso che il romanzo sia autobiografico : Spoliti ha vissuto e vive il miracolo dell’Amicizia che tutto investe, sedimenta, sintetizza e ricrea, superando il tempo e lo spazio a partire da un contesto fisico e sconfinando in uno metafisico. Lascia infatti trasparire la speranza di riunirsi ed esserci aldilà del “dettaglio” o della “parentesi” di un’apparente fine, solo interruzione o, meglio, dosso, nel percorso esistenziale che si interseca nelle “incidenze” di cui la vita stessa dissemina le sue innumerevoli strade.
Un’amicizia tutta al maschile (l’incidenza che unisce i protagonisti alla figura di Marie Claire costituisce unicamente uno strumento narrativo) un sentimento che nasce come leggero e scanzonato, ma che diviene intenso, emozionante e profondamente umano con le sue lacune e debolezze.
Una lieve sfumatura pratoliniana aggiunge gradevolezza alla lettura del romanzo grazie anche al connubio con la singolare struttura della narrazione che evoca (se pur lontana per materia e stile) quella di “Le città invisibili” di Calvino. Non è forse un caso che l’autore, Maurizio Spoliti sia docente della cattedra di Chimica presso La Sapienza di Roma: nella chimica le molecole si combinano, gli atomi precipitano, si spostano e le trasformano, si creano sintesi e mutazioni proprio come gli “eterni ritorni” nelle incidenze dell’esistenza.
Marga Esposito
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