domenica 20 dicembre 2015

Terapie nuove e tradizionali agli incontri AIPAMM ed AIL con pazienti affetti da malattie mieloproliferative croniche Ph-

Il 12 dicembre, in occasione di Fiori e musica per la ricerca,iniziativa della sezione Aipamm-Ares Roma,Vittorio Rosti  ( Policlinico San Matteo di Pavia) ha riferito di alcuni aggiornamenti emersi da ASH 2015. In primo piano ancora il ruxolitinib  sia per quanto concerne la tenuta della risposta in pazienti con mielofibrosi che assumono ruxolitinib da oltre cinque anni sia per gli incoraggianti risultati anche di studi di combinazione con altri farmaci. Più consistenti iniziano ad essere ritenuti anche gli effetti di questo farmaco oltre che sulla riduzione dei sintomi sistemici anche su quella che potrebbe definirsi la storia naturale della malattia: sono stati riferiti casi di riduzione o stabilizzazione della fibrosi midollare ( prima d’ora ritenuta irreversibile) e registrata una prima incidenza sull’ aumento della sopravvivenza.Inoltre sono stati avviati studi che consentono di utilizzare il ruxolitinib anche in pazienti con conta piastrinica tra 70.000 e 30.000, prima esclusi dall’assunzione del farmaco.
Particolare interesse hanno suscitato anche i trial sui nuovi  interferoni ed in particolare sul peginvera che consente la somministrazione in dosi bassissime e a frequenza molto ridotta abbattendo così i tristemente noti effetti collaterali di questo farmaco, in grado di intervenire su carica allelica, fibrosi midollare e splenomegalia ( non sono noti, tuttavia, i risultati di studi randomizzati).
 Tra gli anti Jak 2 momelitonib conferma l’efficacia ma anche gli effetti collaterali (in particolare neuropatici) che sembrerebbero più ridotti invece nel pacrtinib.
Tra i farmaci non anti Jak , incoraggianti conferme di risultati per quanto concerne imetelstat e l’antifibrotico prm 151,entrambi ancora in fasi "precoci"di studiche saranno attivati entro gennaio anche in Italia in diversi centri tra cui Firenze, Varese e Pavia. ( Vedi I trails in Italia per MF)
Malattie mieloproliferative croniche Ph-:dai sintomi alla diagnosi è il titolo del seminario per i pazienti organizzato da AIL il 14 dicembre a Roma. Valerio De Stefano ( Fondazione Policlinico Gemelli), Roberto Latagliata  e Massimo Breccia ( Policinico Umberto I) hanno illustrato aspetti clinici e biologici rispettivamente di trombocitemia essenziale(TE), policitemia vera(PV) e mielofibrosi(MF). Anche in questo caso si è parlato di nuovi farmaci e nuovi approcci benché "rientrino tra questi ultimi" ha precisato Valerio De Stefano “anche l' uso nuovo ( dosaggi e combinazioni ndr) di farmaci tradizionali”. E' il caso della cardioaspirina sul cui dosaggio si annuncia uno  studio che  prevede di raddoppiare la dose consueta (100 mg al giorno) per  ottenere un ancora maggiore efficacia antitrombotica. Gli studi dimostrano infatti che  una sola somministrazione non scongiura  del tutto tale rischio, il principale per i pazienti affetti da trombocitemia essenziale.
La cardioaspirina agisce inibendo in maniera permanente gli enzimi COX1 presenti nelle piastrine e di conseguenza,  la relativa aggregazione .Tuttavia  l’effetto sul trombossano è di durata limitata a causa dell'elevato turn over piastrinico, da qui la maggiore copertura derivante da un'assunzione ripetuta.
Ma  anche il ruxolitinib con la sua breve e già importante storia alle spalle, rivela effetti "nuovi" come quello sulla riduzione della fibrosi, non rientrante tra  gli obiettivi iniziali. Massimo Breccia - autore di alcuni studi in merito - ha riferito  il  caso di un paziente con fibrosi midollare ridotta a grado zero.
Sorprendente, almeno dal punto di vista dei pazienti, anche il fatto che le evidenze su questi positivi “effetti collaterali” non siano emerse perché non indagate. Infatti i protocolli dei trial non prevedevano biopsie ossee di controllo  per non gravare i pazienti di un esame notoriamente invasivo. L'aggettivo sorprende un po' qualcuno dei pazienti ai quali la biopsia osteo midollare viene generalmente descritta dagli ematologi come un esame senza controindicazioni, fastidioso sì ma sopportabile. Diciamo che se "invasivo" viene usato come sinonimo di "doloroso", in effetti lo è  ma solo in quanto non effettuato in sedazione, pratica che, a dirla tutta,  comporta prolungamento dei tempi e impegno di personale. Però, almeno in protocolli costati diverse centinaia di migliaia di euro, viene da pensare che qualche anestesia ci poteva pure stare. Invece studi studi specifici si devono all'iniziativa di qualche Centro e al coraggio di alcuni pazienti( a.b.)

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